I siti legali dove vedere in streaming le partite di calcio. Dove posso comprare maglie calcio originali a poco prezzo? Non è infatti difficile imbattersi in kit il cui prezzo oscilla tra i 30 e i 50£. Insomma, i club inglesi hanno trovato il giusto modus operandi in chiave marketing. Giusto per rendere l’idea, nel luglio scorso Adidas ha firmato un incredibile contratto decennale con il Manchester United: dalla stagione 2015/2016 i Red Devils abbandoneranno Nike per passare alla concorrenza. E Nike e Adidas sono soltanto la punta dell’iceberg, quella maggiormente rinomata. Ma a guadagnarci non sarà soltanto lo United perché Adidas ha calcolato un rientro di marketing potenziale conseguente all’accordo di più o meno 2 miliardi di euro. Oggi pranzo super veloce perché la voglia di giocare con i bimbi è veramente tanta e non vogliamo perdere nemmeno un minuto per stare con loro. E giovane, ha voglia di crescere come allenatore e, al pari della nostra società, togliersi tante belle soddisfazioni.
IL CONFRONTO – Allarghiamo ora la nostra ricerca oltre i confini italici. Valverde Napoli è la trattativa del momento per Cristiano Giuntoli, che si sta muovendo in prima persona per portare il giovane talento del Real Madrid ai piedi del Vesuvio. Tornando ai giorni nostri, per il tifoso medio è più naturale spendere circa 80 euro per divise di squadre quali Real Madrid, Barcellona e Psg piuttosto che per club come Milan o Inter: il prezzo del kit è alto ma il brand della società e i campioni in rosa ripagano il sacrificio. Uno dei punti focali sta proprio nel prezzo della maglia che nel nostro paese è mediamente più alto di quello che si può trovare in altre realtà europee per quanto concerne i club più rinomati. Aumentiamone il prezzo. Una scelta simile è applicata anche al di fuori dell’Italia ma negli altri paesi d’Europa, grazie ai numerosi top players presenti nei club più importanti, i tifosi sono disposti a spendere di più pur di acquistare la divisa della propria squadra del cuore perché un Cristiano Ronaldo attira più di, con tutto il rispetto, di un Destro o Palacio qualsiasi. Non soltanto a causa degli stadi vuoti che impediscono una totale sovrapposizione tra il pathos dei tifosi e il marchio della squadra del cuore – basti pensare a una gara qualsiasi dell’Ateltico Madrid in cui la maggior parte del pubblico del Vicente Calderon va allo stadio con indosso la camiseta rigorosamente originale dei Colchoneros – ma anche per la piaga della contraffazione.
Nell’annata 2011/2012 i tifosi italiani che volevano indossare la casacca della propria squadra del cuore sono stati ben più sfortunati dei loro colleghi inglesi. Infine, in Ligue 1, la divisa del Psg costa 85 euro quella di Marsiglia e Lione, 80. Come si può vedere, per quanto riguarda le maglie delle grande squadre, i prezzi esteri sono mediamente più bassi di quelli italiani con differenze sostanziali a seconda di variabili quali paese, importanza della squadra e sponsor tecnico. La domanda per ottenere la licenza deve contenere l’indicazione della specie di spettacolo o di trattenimento e il periodo delle rappresentazioni. Facile immaginare che, grazie a entrate simili, certe squadre possano (e debbano) comprare stelle di livello assoluto per incrementare il meccanismo attingendo ai ricavi provenienti dalla sponsorizzazione. LE SOLUZIONI – L’Italia ha di fronte a sé due strade per incrementare i ricavi provenienti dalla vendita delle divise che, come abbiamo visto, possono fare la differenza. Ricordo altresì che, qualora l’Assemblea votasse a favore del rinvio, resta Pag. ROMA – “Terrapiattisti” d’Italia, nazi-vegani, mamme pancine, sessisti e omofobi vari e di ogni genere dal 2011 hanno un nemico comune: il “Signor Distruggere”. “La pagina esiste dal 2011. La prima rubrica fu ‘Il mio essere choosy’ e trattava del precariato.
Vincenzo Maisto, questo il vero nome del “Signor Distruggere”, sul suo blog e sulla sua pagina “Facebook” (quasi un milione i fan) con ironia, cinismo e sarcasmo in questi anni è riuscito a scovare i post più grotteschi del Web. Quali sono stati i primi post? “Poi – continua – iniziai a parlare anche di quanti venivano sfruttati nel mondo del lavoro, il nome della rubrica era ‘Il lavoro dei sogni’ e poi, nel 2016, una persona mi consigliò i post della pagina Facebook ‘I consigli delle mamme’. In attesa di rendere pubblico quanto ormai si conosce da lunedì pomeriggio, tecnico e dirigenza si sono messi al lavoro per programmare la nuova stagione. Facevo un lavoro di ufficio. Prima di aprire la pagina lavoravo per un ufficio commerciale di una boutique di Positano. La rubrica si chiamava così, naturalmente, per la famosa frase di Elsa Fornero che ci definì tutti dei choosy. Sarà un posto dove poter rivivere emozioni, fare un tuffo in un glorioso passato, sentirsi al pari dei celebri calciatori degli anni Ottanta, Novanta e Duemila.